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Viaggio in Mongolia, giorno 4: valli fresche e verdi nel Gobi

Omgobi

Viaggio in Mongolia, giorno 4: valli fresche e verdi nel Gobi

La notte nel deserto non è facile: la luce ci abbandona alle 11 e torna alle 4.30; il vento sbatte forte contro la ger e il rumore è quasi di onde oceaniche. Sono lontanissima da ogni oceano eppure mi sento vicina. Il telo bianco che copre la cupola della tenda è fissato con una corda che balla e suona, è bello ma anche inquietante.

Oggi viaggiamo nel cuore dell’Omngobi, il Gobi del Sud, impervio, arido e inospitale, dicono  le guide.

Dopo un pranzo in uno spazio aperto, montagnoso e con l’immancabile ovoo con vista a 360° arriviamo alle 2 valli in cui faremo 2 trekking di un paio di ore ciascuno: Mukhar Shiveert e Yolin Am. La prima è una vallata rocciosa con fiori bianchi e viola e macchie di verde e con il cielo blu blu e le nuvolette bianche. All’ingresso c’è una roccia che sembra un cammello. C’è una brezza fresca e nella parte in ombra una cascata gelata. Qui il turismo è gentile, silenzioso, soprattutto di Mongoli in cerca di acqua. Ovunque ci sia un fiume o una cascata o un lago, ci sono famiglie in vacanza. I mongoli adorano l’acqua, vista anche la fatica che si fa a trovarla.

Ci spostiamo alla Yolin Am (Bocca dell’avvoltoio) con pareti rocciose spettacolari. Qui il turismo è straniero, per la maggior parte coreano. Dal 2018 i coreani, soprattutto ragazze, si riversano nel Gobi per una chiassosa settimana alla scoperta della natura e della libertà. Si portano le loro zuppe, i loro kimchi, i loro beauty pieni di prodotti di bellezza. Sono a 3 ore di volo e qui trovano milioni di ragioni per stare a bocca aperta ma anche piena di urletti di meraviglia: hanno ragione, questi sono giorni senza luna con le stelle a trapunta, a presepe, a calotta. Come si fa a non capirle?  E poi selfie, telefoni ovunque, tessuti a coprire tutto il corpo che la pelle resti bianca bianca. Tanto rumorose però. E qui tutto si amplifica.

In questa valle c’è il ghiaccio, un sentiero gelato in una gola nel cuore del deserto. Molti ci camminano sopra aggrappandosi alle rocce urlando e cadendo. Io cerco il silenzio. Qui c’è tanta gente, tanti cavalli, tanti animali. Persino gli sfuggenti Pika, sorta di roditori con le orecchie grandi, carinissimi, si lasciano fotografare (la Lonely dice che è difficilissimo) ma a me pare che si mettano quasi in posa.